Serra Moresca Villa Torlonia
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Roma non finisce mai di stupire!

a cura di Lia D'Angiolino
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Quando sembra che nella Capitale si sia già visto tutto, ecco che la città sfodera nuove bellezze nascoste, piccole gemme da poco recuperate e aperte al pubblico. Ecco, per esempio, due visite da non perdere

Vivete a Roma e la conoscete a menadito? Ci andate spesso e avete visto praticamente tutto? Vi ci recate per la prima volta e avete voglia di conoscere delle “chicche” da viaggiatori esperti? Ecco allora due suggerimenti per scoprire un paio di novità, recentemente recuperate e aperte alle visite, che permettono di vedere una Capitale lontana dai monumenti più famosi, a dimostrazione che la sua ricchezza storico-artistica si trova anche nelle pieghe più nascoste della città.

Il complesso moresco a Villa Torlonia

È il caso della Serra Moresca, ristrutturata e riaperta da alcuni mesi, costruzione affascinante ed esotica all’interno di Villa Torlonia, uno dei parchi romani più suggestivi. La Villa, antica tenuta rustica nobiliare, viene acquistata dai Torlonia a fine Settecento e viene trasformata prima da Giuseppe Valadier e poi da altri grandi architetti secondo le richieste fantasiose dei proprietari: se Giovanni, il marchese acquirente, vuole un’impostazione più tradizionale, i suoi eredi Alessandro Giovanni scelgono un impianto libero e “capriccioso”, con uno sviluppo articolato di piani e percorsi, romantici giardini in stile inglese, piante esotiche, costruzioni originali di villini, palazzetti ed altro, come i Falsi Ruderi, il Tempio di SaturnoLa Casina delle Civette e molto altro. Ma la Storia (con la S maiuscola) entra ancora nella Villa, residenza di Mussolini dal 1925 al 1943 e poi occupata dalle truppe del comando anglo-americano. Negli anni 70 viene acquisita dal Comune di Roma, che con un lungo lavoro di recupero la riporta al suo splendore, inclusi gli edifici. Tra questi c’è proprio la Serra Moresca, rinata dopo un complicato restauro in due fasi, perfetta testimonianza dello stile originale ed eclettico voluto dai Torlonia: costituisce un complesso unico, insieme alla Torre e alla Grotta, progettato tra il 1839 e il 1840 dall’architetto veneto Giuseppe Cappelli, creando un angolo pittoresco e originale. La Serra ha una struttura in peperino, ghisa e vetrate colorate con uno stile arabeggiante, da cui il nome Moresca, appunto. Il risultato è una costruzione dall’aspetto delicato e suggestivo allo stesso tempo, perfettamente “incastonata” nel contesto verde. Entrando, sembra di essere in un paese esotico e lontano, grazie alla luce morbida filtrata dalle vetrate, il rumore dell’acqua della fontana centrale e le piante da clima caldo, tra cui palme, agavi, ananas, aloe. Figuriamoci l’effetto che poteva fare la musica proveniente dall’orchestra nascosta dietro un pannello oggi non più presente, in seguito ai vari rimaneggiamenti a cui è stata sottoposta la Serra, ricostruita con un lavoro certosino di ricerca, tra testimonianze e disegni d’epoca. Continuando la visita, si sale alla Torre, anche questa ispirata allo stile moresco. Con uno scalone elicolidale si arriva ai tre piani con i rispettivi ambienti: uno stanzino al primo, una cucina al secondo e una sala da pranzo al terzo, originalissima: esagonale, tutta decorata e colorata con stucchi e arabeschi, aveva anche un arredo molto particolare. Al centro, infatti, si trovava un grande divano rotondo che, grazie a un meccanismo, poteva essere alzato con un argano, mentre una tavola imbandita saliva dalla cucina. Oggi non è rimasto nulla, purtroppo, ma ancora si vedono sui muri le guide di scorrimento del marchingegno. Proseguendo, si arriva alla Grotta artificiale, riaperta da pochissimo, prima non era visibile nel percorso di visita, ma ne è la parte più incredibile. Pensata come luogo della Ninfa (l’iscrizione sopra l’ingresso recita Nymphae Loci), colpisce per l’imponente originalità, con le pareti ricoperte di decorazioni, le cascatelle, i laghetti, le finte rovine di un castello, le finte stalattiti, le ninfee, i fiori di loto… Un luogo che fa sentire dentro una favola, anche grazie all’ottima illuminazione. La chicca finale di un gioiello che si aggiunge al già bellissimo circuito dei Musei di Villa Torlonia ed è visitabile dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 16 da ottobre a marzo, fino alle 19 da aprile a settembre (biglietto intero 4 euro, ridotto 3, acquistabile in loco, ingresso gratis con la MIC Card).

La casa futurista a Prati

L’altra esperienza da non perdere è entrare nella casa dell’artista futurista Giacomo Balla nel quartiere Prati, in via Oslavia 39b. Balla ci ha vissuto e lavorato dal 1929 alla morte, nel 1958, e l’ha trasformata in un “manifesto” futurista. Un appartamento di struttura borghese diventato opera d’arte attraverso ogni dettaglio degli ambienti e degli arredi, con un effetto di eccezionale coerenza estetica, che lascia a bocca aperta per la bellezza, l’originalità, il pizzico di follia che arriva da certi particolari, certe trovate geniali. Un insieme che trasmette tutta la filosofia artistica del padrone di casa: la creatività a tutto tondo, lo spirito libero e innovativo, la rivoluzione figurativa del Futurismo, espressi da quello che non a caso è stato uno dei suoi principali rappresentanti. Un atelier – nel salone sono ancora visibili i cavalletti, le tele, i pennelli… -, un laboratorio di sperimentazione, nel quale Giacomo Balla, ma anche le sue figlie dai futuristici nomi di Luce ed Elica, anche loro pittrici, hanno espresso il loro estro. Tutto, dai pavimenti alle pareti, dalle porte ai lampadari (in plexiglass! – un incredibile uso avanguardistico del nuovo materiale), dagli armadi ai più piccoli oggetti di uso pratico quotidiano come piatti e posaceneri, coniugando funzionalità e ricerca formale. Perfino il bagno e la cucina sono “inscenati” come ambienti futuristi, perfino gli abiti, disegnati e cuciti in casa, e le scarpe, esposte nella camera della figlia Elica. E a proposito delle figlie, amorevoli e attente custodi dell’opera e della memoria del padre per tutta la loro lunga vita, colpisce il fatto che come artiste si esprimano in un linguaggio completamente diverso dal genitore: gli scorci naturali e le scene campestri di Luce hanno un taglio tradizionale, i decori delle camere eseguiti di loro mano sono delicati tralci di edera e fiorellini, come a voler creare uno stacco netto dal tripudio di forme e colori paterni nel resto della casa. La pratica pittorica di Elica, la piccola della famiglia affettuosamente considerata quella “con la testa fra le nuvole”, sembra proprio voler confermare questa definizione: i suoi quadri rappresentano solo cieli con nuvole, bellissimi e poetici. Nella sua stanza, c’è un soppalco in legno, voluto come “pensatoio” per questa ragazza sognatrice. Le due sorelle, nubili, sono rimaste a vivere nella casa fino alla loro morte negli anni Novanta. Da allora l’appartamento è stato chiuso fino a qualche mese fa, quando è stato aperto alle visite, grazie a un lavoro di sistemazione da parte del MAXXI e della Soprintendenza Speciale di Roma, in collaborazione con gli eredi, ad oggi ancora proprietari dell’immobile, sottoposto a rigidi vincoli in quanto dichiarato di interesse culturale dal Ministero della Cultura. L’apertura è prevista solo fino al 31 dicembre 2022, ma speriamo che – come è già stato fatto nei mesi scorsi – venga prorogata, visto il grande successo dell’iniziativa. I biglietti si prenotano online e si accede così alla visita guidata, ottimamente condotta da storiche dell’arte.

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