Un tour all’Esquilino, da Palazzo Merulana al ristorante cinese più famoso di Roma, passando per arte, giardini, piazze e tanta umanità. Perché questo rione storico e multietnico vive una stagione vivace, ricca di cambiamenti e curiosità che vale la pena scoprire
C’è la Roma del turismo di massa, che si muove sempre lungo gli stessi percorsi e conosce solo le principali attrazioni, e c’è la Roma degli “intenditori”, dei viaggiatori curiosi, di chi ama fare il turista nella propria città, andando a scovare angoli e aspetti meno conosciuti. Magari riuscendo ad arrivare al “cuore” più verace e inaspettato della vita capitolina. Un’occasione letteralmente unica è tuffarsi in uno dei rioni storici, l’Esquilino, perché uniche sono le sue caratteristiche: è il quartiere più multietnico, grazie a una comunità internazionale, cinese in primis, ma anche indiana e di altri Paesi. Ma è anche quello con la più grande presenza di artisti residenti, tra pittori, registi, musicisti, scultori, italiani e stranieri. Inoltre, conserva ancora un’autenticità genuina che altre zone, trasformate dalla gentrificazione, hanno perso. Pure grazie al fatto che il rione è ancora abitato realmente, non è una di quelle aree popolate praticamente solo da hotel, b&B, case vacanza, posti per mangiare e negozi di souvenir. Qui la gente ci vive, ci lavora, fa la spesa, passeggia. Allo stesso tempo, il tessuto vivace dell’ambiente ha portato a tanti cambiamenti, recupero di spazi, iniziative artistiche, aperture di locali e molto altro, sconfinando anche un po’ dai limiti precisi del rione e arrivando a lambire i dintorni. La cosa bella è che tanta di questa vitalità viene dal basso, dagli abitanti, dai privati, spesso riuniti in associazioni (nel rione ce ne sono tantissime!), che si danno da fare per migliorare e promuovere questa realtà.
Spazio al nuovo
Nasce da questo fermento la proposta di tour che vi raccontiamo, dopo averla effettuata in prima persona. Lo spunto è il Capodanno cinese, slittato di qualche settimana rispetto al nostro (quest’anno cade il 22 gennaio) e che la comunità cinese di Roma celebra con feste e manifestazioni suggestive. Ma la visita si può fare in qualsiasi momento dell’anno, in un percorso tra arte, cultura, curiosità e anche golosità. L’organizzazione è stata curata dalla DMO (Destination Management Organization) che si chiama Es.Co. Esquilino Comunità – La Porta di Roma e gestisce e coordina il progetto di promozione dell’Esquilino finanziato dalla Regione Lazio, nell’ambito delle iniziative a sostegno delle destinazioni turistiche (https://www.facebook.com/ES.CO.DMO/; https://www.instagram.com/esquilinoco/). Un’idea, questa di costituire un singolo quartiere come entità turistica e di ospitalità, che si rifà ad analoghe realtà internazionali, è stata iniziata in Italia a Milano ed è inedita per Roma. Come ci ha perfettamente illustrato Michela Valentini, Destination Manager della Es.Co., i 20 soci attuali, 5 enti pubblici e 15 soggetti privati, collaborano con spirito comunitario a questo “laboratorio” svolto sul territorio e con il territorio, creando itinerari originali, dedicati a vari temi, spaziando fra musei, botteghe storiche, parchi, per vivere il rione da dentro, conoscendo luoghi e persone, radicandosi nella tradizione romana ma aprendosi al mondo, al di fuori di ogni stereotipo. A cominciare dal rapporto con la comunità cinese, nella quale la seconda generazione – giovani nati e cresciuti qui, molti dei quali si sono riuniti nell’associazione Associna – porta avanti nuove modalità di inserimento nel tessuto sociale, professionale e culturale. Lo dimostra l’esposizione, in collaborazione proprio con Associna, di Palazzo Merulana (Via Merulana 121; www.palazzomerulana.it), spazio museale che rappresenta uno degli esempi più felici di recupero della zona ed è socio presidenziale dell’Es.Co. L’edificio, ci spiega Serenella Di Marco, referente delle mostre del Palazzo, risale a fine ‘800 e viene destinato a Ufficio d’igiene, ruolo che assume dal 1920 al 1961, quando se ne inizia la demolizione: considerato di stile superato, essendo in travertino, lo si voleva in cemento armato, come gli edifici circostanti dell’epoca. Il cantiere sta fermo per anni e il palazzo, mezzo demolito, diventa un angolo di degrado battezzato “il dente cariato”. Nel 2014 finalmente la situazione si sblocca, quando il Comune di Roma apre agli interventi privati, ed entra in campo la famiglia Cerasi, titolare della SAC spa, società di edilizia e restauri che tra le altre opere ha realizzato il Maxxi a Roma, ma anche famiglia di collezionisti d’arte. Palazzo Merulana viene restaurato in 5 anni e destinato ad accogliere la Fondazione Elena e Claudio Cerasi, con una collezione di oltre 90 pezzi moderni e contemporanei, soprattutto della Scuola romana e del Novecento, dislocati su 1800 mq in 4 piani. Al piano terra, l’ex loggiato, oggi chiuso con vetrate che lo lasciano visibile e arioso, ospita la caffetteria, postazioni di co-working e co-studying, il bookshop e un rilassante giardino: insomma, uno spazio da vivere anche quotidianamente per le persone. L’esposizione museale inizia già qui, con sculture di nomi importanti come la Raphaël, Fontana, Fazzini, Penone, dislocate qui e là a dialogare con l’ambiente rilassante. Al secondo piano, si trova la maggior parte della splendida collezione, riallestita in una grande sala come era a casa Cerasi, in modo così coerente ed efficace da funzionare anche nel museo. Rappresentanti della Scuola di via Cavour, della Scuola romana, artisti come De Chirico, Balla, Donghi, Capogrossi, Casorati, Pirandello, Mafai, ancora la Raphaël. Ma anche opere recenti, come quella suggestiva di Jan Fabre del 2015, “Il Direttore delle stelle”, posta al centro come ad orchestrare il tutto. Le opere contemporanee sono ospitate spesso perché Palazzo Merulana si pone come spazio aperto al dialogo, al nuovo, con una programmazione vivace e continua, e infatti organizza numerose mostre di artisti contemporanei e giovani. Proprio come quella intitolata UP!, ospitata al 4° piano e dedicata a 7 giovanissimi artisti cinesi che sono venuti a studiare all’Accademia di Belle Arti di Roma. L’esposizione, in collaborazione con Associna nella persona di Liliana Liao, che ne è anche la curatrice, esprime perfettamente l’incontro artistico-culturale fra Italia e Cina e lo sguardo delle nuove generazioni cinesi nel nostro Paese.
Da Dante… a Sonia
Partendo per una passeggiata nel rione, da via Merulana si arriva in breve a Piazza Dante, riqualificata con un intervento che ha restituito un parchetto centrale, incastonato tra eleganti edifici umbertini, tra cui l’ex ufficio delle poste, completamente restaurato e sede unitaria dell’Intelligence nazionale. La piazza è oggi un’oasi di pace, senza quasi traffico, dove sostare piacevolmente, magari bevendo o mangiando qualcosa nei locali, come nel trendissimo Casadante, o esplorando il giardinetto. È qui che l’associazione culturale, Arco di Gallieno (https://www.facebook.com/assarcodigallieno/; https://www.instagram.com/arco.digallieno/) altro membro dell’Es.Co., ha colto l’occasione dei festeggiamenti dei 700 anni di Dante Alighieri nel 2021 per portare finalmente un segno del poeta nella piazza che ne porta il nome. È nato così il progetto di chiamare a raccolta artisti residenti nel rione e commissionare un’esposizione permanente di formelle in terracotta ceramica che rappresentassero i tre Cantici della Divina Commedia. Oggi, nel parchetto si possono ammirare, in punti diversi, 34 formelle dedicate ai 34 Canti dell’Inferno, 33 formelle per gli altrettanti Canti del Purgatorio, mentre altre 33 saranno installate nel corso del 2023, nell’area dedicata ai giochi per i bambini, a raffigurare il Paradiso. Il concept è omogeneo, in quanto le formelle sono di stesse dimensioni e montate in sequenza, ma lo stile di ogni artista è unico e diverso, spaziando da letture più classiche a interpretazioni moderne e “pop” dell’opera del Sommo poeta. Insomma, incuriosisce e diverte questa bella iniziativa, nella quale si è impegnato Massimo Livadiotti, presidente anche di un’altra associazione, Respiro Verde Legalberi, grazie alla quale è nato un altro gioiello del rione, il Giardino di Confucio. È un prezioso angolo di verde all’interno del Nuovo Mercato Esquilino, ossia il vecchio mercato di piazza Vittorio, riqualificato e spostato in un’area di ex caserme, ottimo luogo per trovare mercanzie esotiche, incontrare persone di varie nazionalità, scambiare ricette internazionali, percepire colori, odori, sensazioni, in un’esperienza che è più di fare una semplice spesa. Nel cuore del mercato, e visitabile con gli stessi orari di apertura, c’è appunto questo giardino dove si trovano bellissimi alberi e piante, anche rari, nonché l’unica statua di Confucio in Italia, regalata dall’associazione confuciana. Uno spazio sottratto al degrado e oggi straordinario esempio di biodiversità vegetale, teatro di manifestazioni della comunità buddista e orientale romana, angolo segreto da far scoprire a romani e turisti curiosi. Continuando la passeggiata, si finisce inevitabilmente nel cuore pulsante dell’Esquilino, piazza Vittorio. Anch’essa anni fa protagonista di un’operazione straordinaria di recupero, che ha dato nuova vita al parco centrale, oggi frequentatissimo dagli abitanti e ricco di curiosità, come i resti archeologici e la porta alchemica, e servizi come il baretto fra gli alberi. Sotto i portici, ferve l’attività, tra negozi, locali, bar, iniziative come Esquilibri, la mostra di libri usati e d’antiquariato.
A breve distanza dalla piazza, arriviamo all’ultima tappa del nostro tour: il ristorante Hang Zhou da Sonia, che fa ormai parte, oltre che della gastronomia, anche della storia sociale e del folklore romano. Imprenditrice che ha saputo portare il ristorante, aperto nel 1981 dallo zio in San Martino ai Monti, a diventare un indirizzo di riferimento per la ristorazione cinese nella Capitale, Sonia nel 2010 ha spostato il locale a via Principe Eugenio 82 (vicino a un’altra istituzione del rione, il Palazzo del Freddo di Fassi), aumentando così la superficie e i coperti, visto che le prenotazioni fioccano numerosissime. Anche grazie alle frequentazioni vip: attori, cantanti, politici, musicisti, tutti immortalati in posa nelle fotografie che ricoprono le pareti. E forse oggi non è più Sonia che si fa le foto in personaggi, ma quasi il contrario: se ti fai la foto con lei, vuol dire che sei qualcuno. Chiacchierare con questa donna cinese, minuta ma dalla volontà d’acciaio, ti fa capire il segreto del suo successo: simpaticissima e vulcanica, entra subito in confidenza, fa ridere e risulta empatica, ma è anche una lavoratrice determinata e precisa, che ha voluto creare nel suo ristorante qualcosa di diverso, un’offerta più ampia e variegata, di qualità, rispetto ai soliti menu cinesi dell’epoca. Assaggiando i piatti che propone nel menu di Capodanno, si conferma la sua fama: pietanza diverse, gustose, delicate, rare da trovare. Come le candide polpette di pesce, che – racconta lei stessa con un filo di commozione – le ricordano la nonna: una volta all’anno, la vedeva passare un’intera giornata su questa preparazione lunghissima, in cui il pesce viene lavorato, praticamente mantecato fino a diventare cremoso e arioso. La prova era prendere una pallina di impasto e metterla nell’acqua: se galleggiava era pronto, se andava a fondo non era abbastanza leggero e quindi dai ancora a impastare. Il risultato si sente, metti in bocca una polpetta e si scioglie in bocca, quasi volatilizzata, in una delicatezza di sapore e consistenza veramente incredibile. Ma anche i piatti “di tutti i giorni” del ristorante valgono assolutamente una visita, anche per divertirsi ad ammirare il rutilante decor delle sale.
E non finisce qui: per scoprire le tante altre bellezze dell’Esquilino, ci si può rivolgere anche a Inforidea Idee in Movimento, sempre membro di Es.Co., che organizza visite guidate, viaggi e trekking in città, ossia itinerari di minimo 7 km e con un determinato ritmo, che li differenzia dalle classiche passeggiate (www.inforideeinmovimento.org). Durante questi percorsi, ci ha raccontato Cristina Mura dell’associazione, si vanno a cercare aspetti meno conosciuti di Roma, proprio come abbiamo fatto noi e come è possibile fare nell’evento organizzato in concomitanza del Capodanno cinese: il 5 febbraio, infatti, è la giornata conclusiva delle celebrazioni e l’associazione propone un trekking urbano musicale di 5 ore dal tema China Town. Passeggiata musicale per l’Esquilino nel Capodanno Cinese (Festa delle lanterne), partendo da piazza San Giovanni e finendo a piazza Vittorio, esplorando il rione attraverso questa festa suggestiva, che può tornare ai suoi fasti dopo la pausa pandemica, e i tanti apporti che le culture orientali danno alla zona. Secondo il calendario cinese, stiamo entrando nell’anno del coniglio d’acqua, animale mite e tranquillo, che non ama i conflitti ed è fortunato. Le premesse ideali per scoprire una Roma meno conosciuta, più rilassata, autentica, e farsi conquistare dal fascino unico dell’Esquilino.