Unire nel nome del vino, della cultura e del turismo le donne della Croazia, dell’Ungheria e del Lazio è stato l’obiettivo della bella serata che si è svolta a Roma nella cornica suggestiva dell’Accademia d’Ungheria a Palazzo Falconieri di via Giulia. Le imprenditrici vinicole laziali (Marina Perinelli per Casale della Ioria, Piglio; Federica Ciucci per Azienda Agricola Ciucci, Orte; Cristina Piergiovanni per Casale Valle Chiesa, Frascati; Marina Boccia per Vini Vallemarina, Monte San Biagio; Carla Trimani per Colacicchi, Piglio) hanno incontrato le colleghe provenienti da diverse regioni croate e ungheresi, per approfondire la conoscenza della coltivazione della vite e della produzione di vino, tradizioni antichissime anche nei due Paesi ospiti, rappresentati ognuno da 5 aziende produttrici, con due vini scelti da ciascuna Casa. Un’occasione per conoscere questi territori, ricchi di offerte turistiche spesso ancora tutte da scoprire, e l’emozionante mondo del vino, con le sue eccellenze produttive nonché le storie culturali e umane e dietro di esse. La Croazia fa risalire la presenza del vino ai tempi degli antichi romani ed è stata presente con cantine provenienti dalla zona Nord, con colline ripide e arieggiate, a 200-340 metri sul livello del mare, con terriccio fertile e clima continentale classico. Ottima situazione quindi per il Šipon (varietà indigena Moslavac), il Graševina (il riesling italico) e le varietà internazionali di Pinot, Muscat, Savignon Blanc e Chardonnay. A rappresentare, le cantine Vina DK – Dvanajščak Kozol e Hažić. L’area di Zadar (Zara) e dintorni, nella Dalmazia settentrionale, Croazia del Sud, riunisce i due opposti del clima mediterraneo: pietraie carsiche brulle e pianure fertili, con vini come la Malvasia del Chianti, il liquore di Marasca, Cabernet Sauvignon e Merlot. Presenti le cantine Vina i likeri Fiolić e G&J Vina, i cui titolari Jadranka Svaguša e Gino Matulić ci hanno raccontato la loro storia di produttori guidati da una tale passione da scegliere un verso del poeta irlandese W.B. Yeats come claim delle loro bottiglie: “Il tuo sangue e il mio”. Infine, ecco la zona di Kaštela, rappresentata da Nada Marsic, Direttrice Ente del turismo Kaštela, sottoregione vinicola della Dalmazia centrale e meridionale. Qui il clima è classico mediterraneo, con precipitazioni scarse e il litorale di Kastela, grazie alla protezione della catena montuosa alle spalle, è risparmiato da forti sbalzi di temperature e venti. Ne derivano varietà autoctone come il rosso Crljenak-Zinfandel e Primitivo, rappresentati dalle cantine Kaštela e Vinarija Vuina. L’Ungheria, con i suoi 1000 anni di cultura vitinicola, vanta sei regioni e 22 distretti dedicati alla produzione vinicola, resa unica dalle caratteristiche naturali peculiari per la diversità di condizioni climatiche, come per esempio nella zona del Tokaj con centinaia di vulcani spenti, ma anche per il patrimonio architettonico delle cantine storiche. Si spazia quindi fra tutte le tipologie di vino, da quelli dolci – come l’Aszù, il più nobile dei vini naturalmente dolci e coltivato solo qui al mondo – agli spumanti, dai bianchi vulcanici ai rossi corposi. Inoltre, le visite alle cantine, organizzate con escursioni, picnic, degustazioni e anche possibilità di soggiorno, permettono di scoprire paesaggi e territori, mentre i sempre più numerosi festival dedicati alle specialità locali sono l’occasione per scoprire l’offerta eno-gastronomica e i piccoli e grandi centri cittadini del Paese. Tra le zone di produzione, erano presenti la regione della Pannonia, con i distretti di Villány (vini rossi corposi molto pregiati, a lunga maturazione, soprattutto Cabernet franc) e Szekszárd (vini rossi corposi tipici del sud, com il kèkfrankos e il Bikavér), rispettivamente rappresentati dalle cantine Bock e Tűzkő. La regione del Tokaj, rappresentata dalla CasePatrìcius e Juliet Victor, è la zona vinicola più famosa del Paese, estesa su 5.700 ettari. Qui nasce l’eccellenza del vino bianco Tokaj, le cui tracce risalgono al 1252, declinato in sei varietà di vite autorizzate, di cui le due più importanti sono furmint e hàrslevelü. C’è poi il già citato Tokaj Aszù, da quasi cinque secoli vero gioiello della regione, definito da Luigi XIV “il re dei vini e il vino dei re”. Infine, la regione di Balaton, presente con la cantina Konyári, è la culla di diverse varietà autoctone, come la kéknyelö, che non sopravvive in nessun altro luogo al mondo. Le caratteristiche dei vini di questa regione spaziano dal secco al floreale allo speziato, dal dolce al salato, a seconda della montagna o del suolo della zona.
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